Alcol e dieta. La parola all’esperta.

 

 

 Fin dai tempi antichi, vino, birra e altri alcolici, sono stati parte integrante delle culture del mondo. Un’abitudine che purtroppo, in alcuni casi, comporta un costo enorme, considerando che il consumo di bevande alcoliche costituisce una delle principali cause di morte e disabilità. Per saperne di più su che cosa è alcol, cosa succede al nostro organismo e se esiste una quantità “giusta” di alcol da consumare, abbiamo posto alcune domande alla nostra Dott.ssa Sabrina Coen, Dietista dell’Ospedale Israelitico.

 

Dottoressa, che cosa è l’alcol?

L’alcol o Etanolo (alcol etilico) è una sostanza che normalmente viene definita non nutriente ma di interesse nutrizionale perché, pur apportando energia (7kcal/g), non ha finalità funzionali o metaboliche specifiche. La principale fonte di etanolo nella dieta della popolazione italiana è rappresentata dal vino per l’84%, dalla birra per il 9% e da altre bevande alcoliche per il 7%.

 

Quali rischi si corrono eccedendo con le bevande alcoliche?

 L’alcol è una molecola potenzialmente tossica per il nostro organismo, di elevata pericolosità sociale e che, nel caso di abuso, può causare importanti danni organici (se ne contano più di 60 patologie tra cui: aumento del rischio di malattie cardiovascolari, gastrointestinali, neurologiche, delle epatopatie e dei tumori), danni psicologici ma anche rischio di incidenti. L’impatto sociale e sanitario è ormai documentato da molti studi e linee di indirizzo, ma, nonostante ciò, tutt’ora persiste una scarsa percezione del rischio correlato all’alcol e una scarsa attenzione al suo consumo soprattutto nelle fasce di popolazione più giovani (anche 10/11 anni) con un conseguente aumento importante del rischio immediato fino ad arrivare al coma etilico. Attualmente l’ipotizzato effetto positivo dei flavonoidi del vino rosso è in dubbio, soprattutto perché consumando regolarmente frutta e verdura fresca riusciamo a raggiungerne quantitativi senza dubbio più significativamente protettivi.

 

Cosa succede quando l’alcol entra nel nostro organismo?

Il danno legato all’alcol dipende sia dalla concentrazione che raggiunge in circolo in una bevuta anche solo occasionale che dal suo metabolismo, ossia dalla dose che se ne consuma in un giorno, un mese o durante la vita. L’alcol dall’esofago arriva allo stomaco ed in questo tragitto viene degradato da due diversi enzimi. Una volta nell’intestino viene assorbito per semplice diffusione fino ai capillari e così viene a distribuirsi nell’acqua corporea totale. Poi parte viene eliminata attraverso i polmoni con la respirazione mentre la gran parte arriva invece direttamente al fegato concentrandosi in quest’organo contribuendo al danno localizzato (che va dalla semplice steatosi fino alla cirrosi e epatocarcinoma) e aumentando la produzione di grasso corporeo.

 

Esiste una quantità giusta di alcol da consumare?

Purtroppo per molte patologie non si può definire un livello di consumo privo di rischio. In realtà non esiste una dose soglia per evitare il danno alcol correlato. Quello che è certo è che il rischio è fortemente influenzato dalle modalità del bere e dallo stile di vita globale del soggetto. Ed è per questo che non si può promuovere o sostenere un consumo seppur moderato di bevande alcoliche. Tanto maggiore è la quantità di alcol ingerita tanto più alto è il rischio e molto contano le modalità di consumo: sempre meglio durante che non lontano dai pasti. Naturalmente, alcune situazioni fisiologiche e patologiche impongono l’astensione totale dal consumo di bevande alcoliche. Le ultime linee guida riportano che il livello di consumo di alcol con il più basso rischio debba essere, indipendentemente dal tipo di bevanda, inferiore alle 2 UA/die (UA=Unità Alcolica, il che equivale a 20/25g/die di etanolo) per un soggetto maschio adulto sano e inferiore a 1UA/die (10/12g/die di etanolo) -equivalente a 100ml di vino a 13° alcolici, o 120ml a 11° – per la donna e l’anziano. Non si beve alcol al di sotto dei 18 anni di età, non tanto per un problema di legalità ma per l’immaturità enzimatiche dei giovani; per lo stesso motivo, dato che l’alimento passa la barriera placentare ed è presente nel latte materno, è fortemente sconsigliato in gravidanza e allattamento.

Non demonizziamo in età adulta il buon bicchiere di vino consumato saltuariamente, ma riflettiamo consapevolmente sul suo utilizzo.

Dott. Ruben  Spizzichino
Ufficio Stampa & Social Media