Ospedale Israelitico – Ipertensione arteriosa
Intervista alla Dott.ssa Claudia Scalise sull’ipertensione arteriosa
IPERTENSIONE ARTERIOSA.
L’ipertensione arteriosa è un disturbo della pressione del sangue molto diffuso nella popolazione adulta e rappresenta un fattore di rischio per l’insorgere di altre patologie. Per saperne di più abbiamo posto alcune domande alla nostra Dott.ssa Claudia Scalise, Geriatra dell’Ospedale Israelitico e Direttrice Sanitaria del Poliambulatorio di Isola Tiberina.
Dottoressa, che cosa è l’ipertensione arteriosa?
Secondo le nuove Linee Guida 2020 ISH (International Society of Hypertension) si definisce ipertensione arteriosa il riscontro ambulatoriale di una pressione sistolica ≥140 mmHg e/o una pressione diastolica ≥90 mmHg su almeno due o tre rilevazioni nel corso di 1-4 settimane. Valori di pressione arteriosa normali prevedono valori di sistolica <130 mmHg e diastolica <85 mmHg. Per pressione normale-alta (ove sono proposti interventi inizialmente sullo stile di vita e non farmacologici) s’intendono valori di pressione sistolica compresi tra 130 e 139 mmHg e diastolica tra 85 e 90 mmHg.
Da cosa è causata?
Per ipertensione “essenziale” o “primaria” o “idiopatica” s’intende lo stato ipertensivo in cui non si può stabilire con certezza una precisa ed univoca causa scatenante, in presenza di fattori di rischio predisponenti (es.: sedentarietà, eccesso ponderale, invecchiamento, abuso di alcolici e/o caffè, eccesso di sale negli alimenti, abitudine tabagica, stress, aumento del tono del sistema nervoso simpatico, predisposizione genetica, familiarità, alcuni squilibri ormonali). Solo nel 5% dei casi è possibile individuare una causa specifica. Le forme di ipertensione arteriosa che riconoscono una causa organica (legate, cioè, a malattie specifiche di un organo) sono dette “secondarie” (es.: patologie renali; malattie dell’apparato endocrino come la sindrome di Cushing, l’iperaldosteronismo, il feocromocitoma; patologie delle arterie come la coartazione aortica, la stenosi delle arterie renali).
Chi sono i soggetti più a rischio?
L’ipertensione arteriosa è una condizione subdola, in quanto quasi sempre asintomatica, per cui viene spesso descritta come “killer silenzioso”. Agire preventivamente sui fattori di rischio sopra elencati ed intraprendere se necessario una terapia farmacologica, permette di contenere il possibile “danno d’organo”, che viene definito come alterazione strutturale o funzionale della vascolarizzazione arteriosa e/o degli organi bersaglio da questa irrorati con pressione sanguigna elevata (encefalo, cuore, reni, occhi, sistema vascolare arterioso).
Come si cura l’ipertensione arteriosa?
Non sottovalutando e tenendo sempre sotto controllo i fattori di rischio; lì dove non fosse sufficiente, sarà necessario approcciare ad un intervento di tipo farmacologico. I farmaci anti-ipertensivi agiscono attraverso ben noti e differenti meccanismi. Le categorie più importanti sono: ACE-inibitori, sartani, calcio-antagonisti diidropiridinici, diuretici simil-tiazidici, antagonisti dell’aldosterone, questi ultimi particolarmente utili in presenza di scompenso cardiaco, angina, post-infarto, fibrillazione atriale. La scelta del farmaco da parte del medico e di un’eventuale associazione dipende non solo da una best practice, ma anche dalla comorbidità del soggetto che deve essere considerato nella sua “globalità”, in maniera olistica, specialmente se si tratta di un paziente anziano.