Tendinopatia calcifica della spalla. Sintomi e trattamenti

La Tendinopatia calcifica della spalla è una patologia caratterizzata dalla presenza di depositi di calcio all’interno dei tendini. Ma cosa si intende per calcificazione? Quali sono i sintomi più frequenti? Come si interviene in caso di Tendinopatia calcifica della spalla?

Abbiamo approfondito il tema con il nostro Prof. Roberto Postacchini, Medico Chirurgo specializzato in Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Israelitico

 

Salve Dottore. Che cosa è la Tendinopatia calcifica della spalla?

Le calcificazioni dei tendini della cuffia sono l’espressione di un processo attivo cellulo-mediato (tendinopatia calcifica propriamente detta) o ad alterazioni degenerative del tendine (calcificazione degenerativa). La prima forma è caratterizzata da aree di calcificazione situate nel decorso del tendine, mentre nel secondo caso si tratta di piccole calcificazioni localizzate di norma a livello dell’inserzione ossea del tendine. Nella tendinopatia calcifica, che si osserva di solito in soggetti di età media, i depositi calcifici possono essere di varie dimensioni e avere margini sfumati e aspetto tarlato o margini ben definiti e aspetto compatto. Il tendine più colpito è quello del sopraspinoso. Secondo l’ipotesi più accreditata, il depositi di calcio della tendinopatia calcifica si possono formare, per deposito di calcio nel tessuto tendineo, e si possono riassorbire fino anche a scomparire.

Quali sono i sintomi più frequenti?

Quadro clinico: si distingue una forma acuta ed una cronica. Nella prima il paziente ha un dolore improvviso, spesso molto intenso con difficoltà o impossibilità a muovere il braccio. Si ritiene che la forma acuta si verifichi quando il deposito di calcio si deposita nel tendine quando va incontro a riassorbimento. La forma cronica è caratterizzata da dolore non intenso, ma frequente o continuo, accentuato dai movimenti del braccio. In questa forma vi possono essere, peraltro, periodi di benessere anche lunghi. La tendinopatia degenerativa è per lo più asintomatica.

Quali sono le categorie più esposte al rischio?

Le donne tra i 30 e i 50 anni sono le più colpite.

Come si diagnostica e come si interviene?

La diagnosi viene posta di solito con l’esame radiografico o con l’ecografia. Poco specifica è la risonanza magnetica. La forma acuta viene trattata con anti-infiammatori e riposo dell’articolazione. Spesso è indicato effettuare 1-2 infiltrazioni di un cortisonico a lento assorbimento nello spazio sottoacromiale, perché può ridurre molto rapidamente il dolore. Nelle forme croniche, resistenti alla fisioterapia e agli anti-infiammatori, può essere indicato rimuovere il deposito calcifico. Ciò può essere effettuato mediante la litotrissia extracorporea con onde d’urto. Un’altra metodica, non molto usata, è la puntura dell’area calcifica e il successivo lavaggio eco-guidato. Se questi trattamenti non sono efficaci, è indicata la rimozione della calcificazione in artroscopia.

Dott. Ruben  Spizzichino
Ufficio Stampa & Social Media