Noto anche come dermatite, l’eczema è una frequente malattia della pelle che si distingue per la presenza di rilievi, desquamazione, prurito e/o arrossamento della pelle. Ma in cosa consiste di preciso l’eczema? Chi sono i soggetti più a rischio? Come reagisce il paziente anziano?
Di questo e molto altro ne parliamo con la nostra Dott.ssa Manuela Carrera, specialista in Dermatologia e Venereologia dell’Ospedale Israelitico.
Salve Dottoressa. Cos’è l’eczema?
Con il termine eczema, il cui sinonimo è dermatite, si intende un’infiammazione della pelle, caratterizzata generalmente da prurito, eritema (cioè arrossamento), presenza di vescicole e/o formazione di croste. Esistono svariati tipi di eczema; ognuna di queste tipologie presenta alcune particolarità, che un occhio esperto è in grado di riconoscere. I tipi di eczema più comuni sono: l’eczema atopico, la dermatite da contatto, l’eczema seborroico e l’eczema asteatosico, detto anche craquelé, l’eczema da stasi e l’eczema disidrosico. Alcune forme di eczema sono tipiche dell’età geriatrica quali l’eczema craquelé, l’eczema nummulare e l’eczema da stasi.
Quando si manifestano e quali sono i motivi che scatenano gli eczemi nel paziente anziano?
Il paziente geriatrico ha generalmente più di 65 anni e dal punto di vista dermatologico può manifestare le stesse patologie che colpiscono le altre fasce d’età, ma è più predisposto a sviluppare affezioni proprie dell’età geriatrica. Infatti, nel 2007 due dermatologi svizzeri hanno coniato il termine dermatoporosi, proprio ad indicare lo stato di fragilità cutanea cronica tipica dell’età geriatrica. Si parla di dermatoporosi primaria, espressione del crono e del fotoinvecchiamento e di dermatoporosi secondaria indotta da farmaci o altre patologie. Nell’anziano si assiste ad un assottigliamento della cute sia a livello epidermico sia a livello dermico; si riduce il numero delle cellule di Langherhans (cellule del sistema immunitario cutaneo) ed il numero dei melanociti; diminuiscono i fibroblasti e le fibre elastiche, così come si riduce la vascolarizzazione dermica. Si assiste inoltre ad una atrofia delle ghiandole sudoripare e le ghiandole sebacee producono meno sebo. La funzione barriera della cute diventa inefficace e aumenta la perdita di acqua transcutanea. Tutto ciò si traduce in una cute sottile, secca, fragile, lassa, depigmentata; la sudorazione si riduce e la capacità di termoregolazione diminuisce; la funzione di barriera cala; diminuisce la sintesi di vitamina D; le difese immunitarie si abbassano; aumenta la suscettibilità alle infezioni e la capacità di riparare le ferite decresce. Questi fattori sono la base per la comparsa delle dermatiti dell’anziano
Chi sono i soggetti più a rischio di altri?
Certamente sono più a rischio i pazienti che abbiano patologie dismetaboliche e vascolari, quali il diabete e l’insufficienza venosa così come i pazienti che assumano cronicamente terapie steroidee o statine.
Quali sono le terapie?
Ristrutturare la barriera cutanea e recuperare l’idratazione sono i primi obiettivi terapeutici. L’uso di prodotti emollienti è di primaria importanza. In caso di infiammazione marcata può rendersi necessaria un corticosteroide locale. Consigliamo al paziente di evitare i comuni saponi che risultano troppo aggressivi e possono aggravare la xerosi e di preferire detergenti oleosi ad attività lenitiva privi di tensioattivi e di sostanze potenzialmente irritanti. Raccomandiamo inoltre di evitare il contatto diretto con tessuti sintetici e lana che alimentano il quadro infiammatorio e di dotare la propria abitazione di un umidificatore, poiché l’ambiente secco aggrava la xerosi cutanea.